lunedì 4 maggio 2009

Thomas Friedman


Il surriscaldamento del clima, lo stupefacente livellamento - favorito dalla globalizzazione - degli stili di vita di un numero crescente di persone e la brusca impennata demografica degli ultimi decenni hanno trasformato la Terra in un pianeta «caldo, piatto e affollato», alterando pericolosamente gli attuali equilibri naturali, sociali ed economici. Fra pochi anni, gli effetti del dissennato sfruttamento delle risorse e della produzione di quantità sempre maggiori di gas serra e altre sostanze inquinanti si mostreranno in tutta la loro drammaticità. Ma è ancora possibile fare qualcosa per scongiurare la catastrofe? E se sì, che cosa?
È a questa domanda che Thomas L. Friedman, giornalista da sempre impegnato nella battaglia ecologista, si propone di rispondere, accantonando le argomentazioni della retorica ambientalista e affondando impietosamente lo sguardo nelle molte negligenze - volontarie o involontarie - che hanno portato alla situazione attuale.
Il primo passo da compiere per evitare la massiccia estinzione di specie vegetali e animali - con enormi ripercussioni anche sulla vita dell'uomo - è, a suo avviso, l'elaborazione e la rigorosa applicazione di una strategia sistemica in cui l'interazione delle scelte operative indispensabili (ricavare energia pulita da fonti rinnovabili, migliorare l'efficienza energetica e adottare un'etica della conservazione delle risorse) crei i presupposti di una rivoluzione «verde» globale del modo di produrre e di vivere, che può costituire il volano per una crescita economica impetuosa. Realizzare questo ambizioso progetto, però, sarà possibile solo se gli Stati Uniti riusciranno a superare il trauma dell'11 settembre e a riconquistare la leadership mondiale anche in questo settore - uno degli obiettivi prioritari dell'agenda del nuovo presidente Barack Obama -, ovvero diventeranno il paese in cui l'impiego di tecnologie avanzate per rendere più economici, vantaggiosi e affidabili i sistemi eolici e solari già esistenti sia associato a severi provvedimenti legislativi sulla riduzione delle emissioni inquinanti, a incentivi fiscali per promuovere il risparmio sui consumi e a interventi di mercato per rendere durevole la domanda di energia pulita.
Lo sforzo richiesto per vincere questa sfida è immane, poiché comporta l'affrancamento dalle lobby del petrolio, l'adozione di politiche che potrebbero rivelarsi, nel breve periodo, impopolari e il definitivo abbandono di stili di vita improntati esclusivamente a logiche di profitto e individualistiche, nella più totale indifferenza per i problemi del pianeta e per le generazioni future. E d'altro canto il tentativo non può essere rinviato, non solo perché non ci sarà un'altra occasione, ma perché la posta in gioco è il benessere, la salute e, in ultima istanza, la sopravvivenza stessa del genere umano.

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